Dalla depressione ai suicidi: la crisi ferisce l’anima, ma si sopporta meglio con legami familiari e comunitari
La crisi e le sue conseguenze psicologiche. Intervista con Chiara Borgonovo Psicologa e Referente Territoriale Ordine Psicologi della Lombardia per Monza e Brianza.
Ci sono delle ricerche in grado di offrire qualche indicazione su crisi e comportamenti patologici?
E’ difficile individuare una correlazione diretta tra crisi economica e comportamenti patologici. Certamente la situazione di crisi economica rende i soggetti più esposti ad una serie di eventi che gli studiosi hanno definito particolarmente stressanti, come per esempio il licenziamento ma anche i cambiamenti nella situazione finanziaria o lavorativa e l’incapacità di estinguere un debito.
Il lavoro, poi, soprattutto nella nostra cultura, rappresenta un aspetto centrale nella costruzione identitaria dell’individuo e, di conseguenza, quando viene a meno o si rivela insoddisfacente rispetto alle aspettative riposte, tende ad avere una ricaduta più ampia nella psicologia del soggetto, intaccando la sua autostima. Penso, ad esempio, anche alla condizione psicologica di molti giovani “iperspecializzati” e “iperqualificati” che, proprio per questa loro peculiarità, si trovano oggi a vivere ai margini del mercato del lavoro a discapito dell’investimento emotivo ed economico riversato.
Ma se è quasi impossibile sottrarsi alle condizioni avverse generate dalla crisi economica, contano, tuttavia, le modalità individuali di gestione dello stress e il livello di resilienza del singolo, ovvero la capacità di ogni individuo di far fronte alle avversità in modo efficace e costruttivo.
Quali effetti su relazioni famigliari e sulla comunità?
Anche per relazioni famigliari e per la comunità vale lo stesso discorso: la crisi economica ci espone più facilmente a condizioni poco favorevoli. Sempre citando i giovani adulti, la mancata indipendenza economica che sperimenta questa generazione può costituire un fattore ostacolante anche per quel che riguarda le dinamiche psicologiche connesse al processo di individuazione dal nucleo famigliare d’origine.
Ma, come per l’individuo, anche per le famiglie e le comunità ciò che si rivela determinante è il livello di resilienza. Il senso generale è che è difficile sottrarsi alle conseguenze della crisi economica ma si può essere più o meno “equipaggiati” come individuo, famiglia e comunità nel fronteggiarla.
Fatto salvo lo specifico di ciascuno individuo, cosa è possibile suggerire a persone che si trovano in disagio economico e sociale
Nella nostra società il termine crisi viene spesso connotato negativamente. In realtà crisi e cambiamento sono due aspetti strettamente connessi. La crisi, infatti, interviene quando vi è la necessità di rintracciare nuove forme di organizzazione, individuali o collettive, più funzionali ai bisogni e alle contingenze emerse. In questo senso la crisi rappresenta un’opportunità di cambiamento verso nuove forme di adattamento più in sintonia con il soggetto e con le sue potenzialità. Generalmente, dunque, la persona resiliente tende a leggere gli eventi negativi come momenti circoscritti, a ritenere di avere un ampio margine di controllo sulla propria vita e a cogliere i cambiamenti come un’opportunità piuttosto che una minaccia.
Diventa cruciale attivare le proprie risorse interne ma anche quelle provenienti dalla rete sociale formale e informale in cui il soggetto è inserito, un supporto può quindi provenire anche dalle istituzioni, dalle associazioni di volontariato, dai famigliari, dagli amici…
Insomma, il “trucco” è quello di cercare di trasformare il vincolo in risorsa. Molte persone hanno, per esempio, preso spunto dalla sfavorevole situazione contingente per poter modificare il proprio stile di vita, la gestione del tempo, delle priorità, magari “reinventandosi” a partire dalle proprie propensioni. Si tratta, dunque, di una sorta di circolo virtuoso che vale la pena attivare. Qualora l’innescarsi di questo processo generativo e propositivo risulti difficoltoso può essere costituire un valido aiuto il rivolgersi ad uno specialista psicologo.
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