Lumen fidei: una luce che rischiara il nostro cammino

Osservando l’ultima enciclica, Lumen fidei (luce della fede), è utile innanzi tutto soffermarsi sul metodo con cui è stata elaborata. Il documento risulta esser stato sostanzialmente scritto a quattro mani da Benedetto XVI  e da Francesco. Il primo aveva infatti da tempo predisposto una traccia su cui il successore ha inserito la propria impronta: il teologo e il pastore in un lavoro, per così dire, in tandem. Un inedito nella storia della Chiesa. Difficile scorgere però nel testo dove cominci il contributo dell’uno o dell’altro, tanto questa collaborazione si è ben compenetrata.

Può dunque venir sottolineato come, al di là di tante speculazioni sulle differenze che pure, ovviamente, esistono tra un Pontefice e l’altro, identico è il messaggio, il corpo di valori cui attingere perchè, ed è ciò che conta realmente, di Chiesa ce ne è una sola, chiamata da venti secoli a proclamare il Vangelo agli uomini. E la Lumen fidei lo prova in maniera evidente. C’è poi un ulteriore insegnamento su cui riflettere ed è l’umiltà che caratterizza entrambi i Pontefici, disponibili a collaborare insieme per portare a compimento la loro opera. Una lezione per coloro che pensano di fare tutto da soli, credendo che il loro apporto culturale o intellettuale sia assolutamente insostituibile. Qui invece si viene richiamati,  tutti quanti, al nostro essere strumenti della provvidenza: utili, e certamente unici, ma mai completamente indispensabili.

E veniamo adesso al contenuto dell’enciclica. Un titolo, Luce della fede, che per molti versi, intende mandare definitivamente in soffitta, quell’idea, di sapore anticlericale sette-ottocentesco, per cui la religione rappresenterebbe le tenebre dell’umanità, offendendo il senso critico, il ragionamento se non addirittura l’intelligenza dell’uomo. Un abbaglio in auge quando l’illuminismo antireligioso prometteva di far uscire l’umanità del buio dei secoli segnati dalla cristianità medievale ed oggi totalmente superato.

La realtà, del resto, lo ha smentito nel modo più pieno ed eclatante. Basta osservare la società in cui ci troviamo per rendersene conto. Dopo la grande ubriacatura ideologica che ha prodotto i totalitarismi che volevano costruire l’uomo nuovo, ci troviamo di fronte ad un’umanità inquieta che pare aver perso qualsiasi senso dell’orientamento, in un miscuglio di credenze irrazionali, tra new age, oroscopi e  quant’altro, che spesso prendono piede proprio in quegli ambienti laicisti che avevano messo la ragione sul piedistallo. Sempre più giungono segni totalmente opposti, di disperata irrazionalità, quasi un’incapacità di pensare che il destino dell’uomo è, comunque, in parte ovviamente, nelle sue mani.

Un disorientamento che giunge ad incidere persino sulla semplice ed inequivocabile realtà della natura. Basti pensare alla pretesa delle coppie omosessuali di adottare dei figli, come se un modello contrario alla legge naturale, potesse essere quello da seguire. Oppure alla concezione materialista che considera la vita umana non un valore in sé, primo, e fondamentale presupposto di tutti gli altri diritti, ma quasi un qualcosa di strumentale la cui validità si misura secondo un concetto di efficienza produttiva della persona, in una pervadente logica utilitaristica che vuole applicare all’uomo i principi dell’economia di mercato. D’altronde pare ormai che le esigenze del capitalismo finanziario debbano essere assunte a dogma, assoluto ed indiscutibile, dimenticando che il sistema economico è uno strumento dell’essere umano e non viceversa.

C’è dunque davvero da chiedersi se ad un indubbio allentarsi della fede cristiana non abbia corrisposto, nei decenni, un accentuarsi del credere a qualsiasi altra cosa, senza un minimo di razionalità, confondendo i mezzi con i fini ultimi. Ecco, può dirsi che questa enciclica fa, in un certo senso, tabula rasa di tutto ciò. Essa evidenzia infatti come la sola e vera luce che rischiara il mondo è quella della fede: autentica  bussola che orienta la nostra esistenza, illuminando anche le non infrequenti zone d’ombra che, inevitabilmente, accompagnano il nostro vivere. Una luce che rischiara il nostro cammino nel segno dell’amore e della fiducia verso il nostro prossimo. Una luce che non vuole abbagliarci, ma guidarci nel nostro percorso terreno, in quello straordinario mistero che è la nostra vita.

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