Quando il pane non basta

Un italiano su cinque si «arrangia» come può, risparmiando sul cibo, sul riscaldamento, sulle cure mediche, o è costretto a ricorrere alle strutture assistenziali per avere un pasto caldo, un pacco alimentare o un tetto sotto cui passare la notte. È il dato sconcertante che rivelano i freddi numeri delle statistiche. Le mense della carità sono un osservatorio privilegiato sui poveri della porta accanto. Ed è proprio dentro questo mondo che ci conduce – con un viaggio ricco di luoghi, incontri, voci, storie raccolte sul campo – il reportage di Alessia Guerrieri, un affresco coinvolgente in cui vediamo fianco a fianco volontari ricchi di umanità e competenza e vecchi e nuovi poveri, che cercano non solo un pasto, ma anche e soprattutto il modo di ritrovare simpatia, rispetto e risorse per affrontare la propria condizione di fragilità.

Il libro della giornalista Alessia Guerrieri “Quando il pane non basta. Viaggio nelle mense della Carità”, edito da Ancora, racconta il mondo non sempre noto delle mense dei poveri, che affrontano quotidianamente uno dei volti più drammatici della povertà: il problema del cibo.

Un libro per dare voce agli “invisibili” e agli emarginati, ma anche al grido di speranza di tanti volontari che rendono possibile ogni giorno il funzionamento della macchina della solidarietà.

Sono in aumento le persone che si rivolgono alle strutture assistenziali per avere un pasto caldo, un pacco alimentare o un tetto per la notte. La povertà assoluta è raddoppiata negli ultimi sette anni di crisi. Nel 2013 sperimentavano la condizione di povertà assoluta 6 milioni di persone residenti in Italia, pari all’9.9% del totale, mentre nel 2007 erano 2,4 milioni, cioè il 4,1%. La crisi, dunque, ha prodotto l’esplosione della povertà assoluta nel nostro Paese. 6 milioni e 9,9% sono i numeri significativi perché meglio di qualsiasi altra cifra aiutano a “toccare con mano” la presenza della povertà nella società italiana.

Un quadro di questo dramma sociale lo danno le “mense dei poveri”, testimoni negli ultimi anni di profondi cambiamenti: vi accedono non più solo i “senza fissa dimora”, ma tutte quelle categorie di persone che stanno pagando caro il prezzo della crisi: giovani, donne, stranieri, anziani, famiglie, padri separati. Oltre al volto degli ospiti, è così cambiata anche la funzione di questi luoghi di primo soccorso sociale: “sfamare gli affamati” non significa semplicemente dare un piatto di pasta a chi ne ha bisogno, ma anche aiutare a costruire una prospettiva di speranza, a dare rispetto, fiducia e calore umano a chi vive una condizione di estrema fragilità.

Il lavoro di Alessia Guerrieri ci conduce dentro questo mondo fatto di luoghi, incontri, voci e storie raccolte sul campo: quelle “periferie esistenziali” spesso richiamate da papa Francesco, in cui i volontari vivono fianco a fianco con vecchi e nuovi poveri. Un racconto che mette in luce un’Italia dalle grandi contraddizioni, ma anche il volto buono e speciale dell’Italia che sa accogliere, rifocillare, ascoltare e integrare. E testimonia l’urgenza crescente di una misura per la lotta alla povertà in Italia. I poveri non possono più aspettare.

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