La storia non scritta del 1989
La preoccupazione di segnalare i singoli eventi che hanno caratterizzato il collasso del Comunismo rischia di cancellare il processo di maturazione che li ha resi possibili e che ha visto le chiese dell’est giocare un ruolo importante. Rischiamo di trovarci di fronte a una storia capovolta, un mix di real-politik e di celebrità raccontate da una prospettiva troppo istituzionale: Jonathan Luxmoore di “The Tablet” ci ricorda che le rivoluzioni non sono mai state condotte dai politicanti di regime o dai leader dell’opposizione, ma dal popolo normale che è riuscito a trasformare le idee in eventi reali. E’ stato soprattutto in questo “potere del popolo” che la Chiesa ha offerto il suo contributo. Ignorarlo, sottolinea il periodico britannico, suona come una sorta di becero revisionismo.
Non sono mancate voci che hanno messo in luce la parzialità delle commemorazioni di questi mesi. Il cardinal Joachim Meisner, vescovo di Berlino durante la dittatura comunista, ha criticato le celebrazioni per aver ricordato solo il passo finale dell’unificazione tedesca, senza menzionare “i 999 passi precedenti” nei quali i cristiani hanno offerto “la testimonianza biblica della non-partecipazione”. “Attraverso quegli anni” ha sottolineato il cardinal Meisner “i cristiani hanno dato vita a una protesta vivente contro un sistema disumano”. Le ricostruzioni degli ultimi anni non rendono ragione dell’impegno silenzioso e quotidiano di chi ha vissuto il lento cammino verso la libertà.
Questo fu molto evidente in Polonia, dove la Chiesa mantenne la richiesta di pluralismo e di libertà anche dopo che Solidarnosc fu azzerata sotto il maglio della legge marziale. Nella vicina Cecoslovacchia la Chiesa perseguitata costruì una rete di gruppi segreti che fiorì alla metà degli anni ’80 in una protesta di massa sostenuta dal cardinal Frantisek Tomasék. Alcuni cattolici praticanti, come Vaclav Benda giocarono un ruolo importante nel movimento Carta 77 e contribuirono a far crescere una consapevolezza comune con intellettuali liberali e dissidenti ex marxisti. Ma anche di questo, sottolinea “The Tablet”, si è parlato troppo poco.
In Romania, dove la Rivoluzione d’Inverno fu sbaragliata con l’arresto del pastore calvinista László Tokés, molti preti e laici greco cattolici sono stati attivi in segreto per vari decenni, tanto che l’Arcivescovo cattolico Ioan Robu ha potuto parlare di “presenza di Dio nelle strade” e di “una fede che andava avanti attraverso prove e umiliazioni e ora si può esprimere in parole e opere semplici e spontanee”.
La Chiesa ha avuto anche un altro ruolo importante, ha tentato di offrire ai cosiddetti ideali del 1989 un’interpretazione che andasse oltre una dimensione politica e secolare, anche mettendo in guardia contro un’accettazione acritica delle norme e degli standard dell’Occidente.
In tutto questo ha giocato un ruolo fondamentale la figura di papa Giovanni Paolo II che ha dettato i criteri morali e spirituali di un’Europa unita, basti pensare alla metafora del continente che finalmente può “respirare con due polmoni”.
L’influenza di papa Woytila non può essere paragonata a quella di nessun altro personaggio dell’est Europa. Il Papa fu un catalizzatore formidabile di forze che già crescevano negli anni ’80, ma ebbe anche una grande influenza nel far comprendere quello che politicamente stava per accadere. Il Papa era consapevole, ricorda “The Tablet”, che i cristiani avevano la forza di resistere e di trovare un terreno comune con gli altri uomini di buona volontà: il mondo moderno non funziona grazie ai governi, ma grazie alla gente e al suo impegno silenzioso.
Vent’anni dopo l’incapacità di comprendere il ruolo delle chiese nel crollo del comunismo sembra ancora più diffusa. Mentre tutti i commentatori sono d’accordo nel dichiarare storico l’anno 1989 per la grande espansione della libertà e della democrazia, pochi di loro assegnano un ruolo alla Chiesa e al Papa.
L’articolo di “The Tablet” offre molti spunti interessanti per una storia ancora non scritta, ma che potrebbe fornire elementi utili per comprendere le ragioni del repentino crollo del Comunismo.
Tante figure ancora ignote di cristiani che hanno saputo perseverare e testimoniare la propria fede durante gli anni bui del regime potrebbero avere ancora molto da dirci. C’è da augurarsi che questa amnesia possa essere presto superata.
[per il testo completo dell’articolo in inglese, www.thetablet.co.uk]
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