Laudato si’: l’ecologia integrale, fondata sull’uomo

Ecologia integrale, centrata sull’indissolubile legame tra l’uomo e la natura. Un legame che mette in risalto lo spazio e il ruolo dell’essere umano nei confronti dell’ambiente che lo circonda e delle risorse che lo compongono. Esse infatti, da quelle idriche a quelle agricole a quelle energetiche non sono illimitate e pertanto occorre un loro uso consapevole che vada a favore di tutti.

Può dirsi un po’ questo, il senso della Laudato si’, ultima enciclica di papa Francesco. La Chiesa si occupa della questione ambientale così come, a fine Ottocento, decise di affrontare, con la Rerum novarum (1891), la questione sociale e così come. cinquanta or sono, con la Pacem in Terris (1963), scese in campo per costruire un mondo fondato sulla distensione dei popoli. Questo va detto, tanto per sgombrare il terreno da quelle tesi, tanto in voga negli ambienti cristiani più conservatori e in particolare negli Stati Uniti, per cui il Papa non dovrebbe occuparsi di questi problemi, ingerendosi in scelte che spettano solo alla società, per così dire, laica. Una Chiesa rinchiusa in sacrestia, incapace di incidere sulla coscienza dell’uomo, sia esso credente o non credente. Quale miglior regalo ai grandi potentati economici e finanziari, a una politica debole, e dunque, succube di questi interessi? Un po’ la stessa tesi che spesso affiora nel laicismo progressista quando si parla di aborto, di nozze gay o eutanasia.

Viviamo in un’epoca nella quale la Chiesa dice cose scomode e in controtendenza rispetto al pensiero dominante: strano impasto liberista in economia e laicista sui temi etici, in un insidioso connubio tra individualismo più spinto ed egoismo più esasperato. Emerge allora la tentazione di far tacere la voce della Chiesa e non a caso, in varie parti del mondo, essere cristiani significa rischiare quotidianamente la vita.

Ecco invece Francesco pronto, come sta facendo sin dall’inizio del pontificato, a “sporcarsi le mani”, affrontando senza alcun indugio, temi delicati come lo sviluppo economico, l’impiego delle risorse naturali, le iniquità sociali. Un linguaggio semplice e chiaro accompagna un’attenta e minuziosa analisi delle cause dei mali che affliggono la nostra società, dal degrado ambientale alla distruzione dei terreni agricoli, all’inquinamento delle acque al riscaldamento globale. Una serrata critica dei meccanismi perversi di un mercato che pretende di dominare l’uomo e che da possibile strumento si erge a fine ultimo delle cose. Una denuncia di quella cultura dello scarto su cui troppo spesso si fonda la nostra società consumistica, ma che altrettanto spesso affiora in un’etica che non rispetta la vita umana dal concepimento alla sua morte naturale.

E accanto alla denuncia vi è la proposta. Il Papa propone un altro modello basato su uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e delle risorse naturali, in una logica di destinazione universale dei beni. Appannaggio cioè di tutti e non frutto di indebite appropriazioni private. Il tutto, e qui si coglie il risvolto dell’umanesimo e dell’ecologia integrale, incentrando ogni ragionamento sulla persona umana e i suoi inalienabili ed universali diritti. Nessuna concessione quindi a logiche maltusiane, secondo cui il controllo delle nascite rappresenterebbe un’auspicabile soluzione, ma piuttosto la tutela della vita, ancora una volta, come sempre, dal suo inizio alla sua fine, come grandioso elemento di civiltà e di convivenza umana.

Un’enciclica che ci richiama, tutti quanti, a sentirci protagonisti del nostro futuro, pronti ad assumerci le nostre inderogabili responsabilità per consegnare alle generazioni che verranno un pianeta migliore. Dei beni di questa terra siamo solo i custodi, dobbiamo dunque servircene ma senza esagerare, senza cioè “segare il ramo su cui siamo seduti”. Ancora una volta la Chiesa parla all’uomo di oggi e alla luce del Vangelo propone un cammino per una miglior convivenza nel segno del bene comune.

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