Energia pulita, economia in crescita: una sfida possibile
Il numero fatidico è due. Se ne parla da tempo ed è al centro della Conferenza sull’ambiente di Parigi (Cop 21). Si tratta dei gradi di surriscaldamento della Terra, soglia limite al di là della quale vi è il rischio di irreparabili danni all’equilibrio ambientale del pianeta.
Il surriscaldamento del globo è ormai una realtà assodata. A nessuna persona minimamente sensata verrebbe in mente di negare questa evidenza. Per la verità, qualche rigurgito negazionista permane nei dintorni di alcune multinazionali del petrolio e del carbone. Potentati che difendono un predominio che, in ogni caso, siccome le risorse fossili non sono illimitate, pare comunque sul viale del tramonto.
Il futuro, magari non quello a noi più prossimo, ma certo quello dei decenni più in là nel tempo, diciamo dopo il 2050, appartiene ad altre forme di energia: rinnovabili, pulite e praticamente illimitate. Continuare a puntare sulle risorse di origine fossile significa proseguire nella folle corsa verso l’abisso, tra innalzamento del livello dei mari, desertificazione dei terreni agricoli, tropicalizzazione del clima nelle zone temperate.
Le obiezioni a chi da tempo denuncia questi scenari, e vuole porre sotto controllo le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, non sono più tanto sul fenomeno in se (che sempre meno viene negato) ma sugli effetti che si avrebbero sulla crescita economica. Si dice infatti che la fuoriuscita dal petrolio e dal carbone avrebbe costi insostenibili per le nostre economie. I Paesi del Terzo mondo e in particolare quelli emergenti (Cina, Brasile, India, ..) temono di rallentare il cammino verso quello sviluppo che l’Occidente ha conseguito già da molti decenni. Per contro, Europa e Stati Uniti hanno il timore di frenare la già scarsa crescita, aumentando disoccupazione e povertà. Messa in questi termini la svolta ecologica diviene ben ardua a realizzarsi. Evidente allora che bisogna cambiare, radicalmente, di prospettiva.
La sfida è in effetti da giocarsi in altro modo, ossia rendendo conveniente e foriera di sviluppo questa svolta epocale, più che mai indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza. Ecco allora l’importanza di restituire piena vitalità alla politica, nel suo compito di promuovere in modo pieno e totale le energie pulite e rinnovabili.
Il futuro è quello. Come lo è quello dell’efficienza energetica, utilizzando meno energia per godere del medesimo livello di benessere. Un processo che va accompagnato dall’autosufficienza energetica, o per meglio dire, della produzione autonoma e localizzata dell’energia con l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici. La quota più elevata possibile di energia deve essere prodotta in questo modo, in una sorta di decentramento energetico fatto da tanti piccoli impianti diffusi. Una gestione dal basso – questa è vera sussidiarietà – di un’ampia fetta di produzione, in particolare per gli usi domestici. La restante parte dell’energia necessaria andrà ovviamente prodotta in maniera tradizionale con i classici impianti centralizzati, spaziando dall’eolico al solare, al biogas. Anche il nucleare, specie se indirizzato su tecnologie più avanzate e più sicure, potrebbe trovar posto nel paniere energetico del futuro dal quale invece dovranno uscire, nell’arco di una generazione, sia il carbone che il petrolio.
Perchè questi scenari, credibili e realistici, possano realizzarsi serve, come è naturale, una chiara volontà politica con scelte coerenti in quella direzione. Altro che le trivellazioni in mare aperto che paiono essere l’unica risposta del nostro esecutivo. alle nostre questioni energetiche. Si ripropongono tecniche sorpassate mentre l’avvenire sono le fonti rinnovabili su cui investire risorse per ridurne il costo di installazione e migliorarne il rendimento.
Il ruolo dello Stato, nel dettare le grandi linee di sviluppo è imprescindibile. Dopo di che è chiamato a rispondere il capitale privato da incentivare con tutta una serie di agevolazioni fiscali, contributive, creditizie. C’è bisogno di imprese che puntino su nuove tecnologie, su nuovi impianti, su nuovi metodi di produzione. Occorre intensificare gli sforzi per il risparmio energetico, per la riqualificazione ambientale degli edifici, per far evolvere il mondo dei trasporti e della mobilità, dalle ferrovie super veloci all’auto elettrica.
E’ una sfida grandiosa, che durerà decenni e che ci parla del nostro avvenire. Dobbiamo tenere insieme energia pulita, risparmio energetico e crescita economica, con tutto il corollario di intelligenza, ricerca ed innovazione che vi ruota attorno. C’è di che appassionare le nuove generazioni, c’è di che realizzare il nostro futuro benessere.
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