“Martini e noi”: centoundici ritratti inediti, più uno, di un grande protagonista del Novecento
“Quale immagine si conserverà di me? Non pretendo che si conservi un ricordo particolare. Mi basta essere stato uno dei tanti che hanno servito il Signore, la Chiesa e l’umanità”. Questa la risposta del cardinale ad un giornalista; il libro “Martini e noi” è, appunto, il ricordo di 111 persone che lo hanno conosciuto e che hanno tracciato di lui un ritratto personale; 111 nella prima edizione, 112 nella seconda, che porta – in più- la testimonianza di un altro gesuita e vescovo di origini piemontesi, come Martini, cresciuto però in Argentina, che ora chiamiamo Francesco,…
A cura di Marco Vergottini, teologo laico milanese, a lungo collaboratore del cardinale, questa raccolta ha l’intento di offrire varie sfaccettature di un uomo dalle poliedriche attività, ma sostenuto da una fondamentale coerenza di vita impostata sullo stile evangelico, ampiamente riconosciuta da tutti. Ogni autore, con un titolo evocativo (“Il pastore bello”, “Non ebbe paura di mostrarsi fragile”, “Elogio del dubbio”,…), una citazione martiniana (“Solo chi sa ascoltare, appunto facendo silenzio, è capace di comunicare profondamente con l’altro; diversamente non farà che imporre all’altro se stesso, non farà che assorbire l’altro nel proprio orizzonte”, ad esempio) e un breve racconto del “proprio” Martini ha offerto il suo contributo, componendo così, complessivamente, un inusuale ritratto dell’ arcivescovo.
Particolarmente significativo è l’ intervento di don Virginio Colmegna, direttore della Caritas ambrosiana, che, con molto affetto e grande passione, presenta un uomo che, oltre ad essere stato un intellettuale di altissimo livello era, anche, un pastore attento ai più poveri. Interessante, inoltre, il “profilo della giustizia secondo Martini”, che emerge da alcuni scritti: sempre “restaurativa” della persona e mai solo punitiva.
In una serata torinese di presentazione, Maris Martini, la sorella che “volutamente” non ha partecipato alla redazione del libro, ha portato alcuni di aneddoti sconosciuti, tra cui uno relativo all’ ordinazione episcopale: l’allora semplice padre gesuita, sdraiato a terra in segno di umiltà, come previsto dal rito, la cui posizione svelava le vecchie scarpe bucate …. (altra analogia ….), accanto ad un altro candidato, dalle calzature lucide e con le suole intonse. Alla fine della Messa, la sorella rimproverò benevolmente il fratello che, con il suo fare tipico, tra il serio e il faceto pastorale, le ricordò come, nella vita, “bisognasse sempre guardare in alto”, …
Un “saggio” che si legge come un romanzo a puntate che, con grande emozione, effettivamente presenta il ricordo di un uomo che della sua vita ha fatto un “servizio”.
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