Un pontificato che apre alla speranza a partire dai poveri

In questi tre anni di pontificato Papa Francesco ha saputo parlare alla Chiesa e al mondo con semplicità disarmante, dicendo delle cose importanti, cruciali per la nostra epoca, facendosi capire da tutti. Lo stile di sobrietà è parte del suo messaggio perché trasmette una opzione privilegiata per i poveri.

Lo ha ricordato anche alla Chiesa italiana, nel suo intervento a Firenze lo scorso novembre, quando parlò dell’inclusione sociale dei poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo e raccomandò ai cattolici italiani di essere fermento di dialogo, di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Una prospettiva nella quale le Acli si ritrovano pienamente e che sta alla base dei nostri progetti.

Non è il denaro che conta. Anzi, il pontefice ha messo ripetutamente in guardia contro il pericolo dell’idolatria del denaro. Contano le persone, a cominciare dai più piccoli, conta la fraternità, la carità come testimonianza concreta della fede, che dà coraggio per liberare il genere umano da ciò che lo opprime.

Questo stile, diretto ed assai incisivo, sulle questioni sociali ripropone ed aggiorna l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa nel confronto con le nuove sfide del mondo contemporaneo e carica di nuovi stimoli l’ispirazione cristiana nell’impegno sociale e politico. Espressioni semplici ed enormi nello stesso tempo, come la denuncia della cultura dello scarto, della cultura dell’indifferenza specie nei confronti dei drammi dei migranti, del denaro che deve servire e non comandare, della terza guerra mondiale che viene combattuta a pezzi, delineano l’orizzonte entro il quale si colloca l’impegno dei laici cristiani nella società a fianco di tutte le persone di buona volontà.

Su questi temi, pur nella novità del linguaggio, si può rilevare la continuità e la complementarietà rispetto ai precedenti pontefici. La voce della Chiesa è una delle poche che si levano sui temi della povertà, delle ingiustizie e delle disuguaglianze sociali, sui temi etici che investono la sacralità della persona umana in rapporto alle dinamiche economiche ed alle possibilità dischiuse dalla scienza.

Il bilancio di questi tre anni è dunque quello di un pontificato che apre alla Speranza. Il papa dice ai fedeli che dobbiamo confidare di più nel Vangelo che esalta i piccoli, gli umili e vuole il riscatto dei poveri. Questa è l’”ecologia sociale” che ci permette di promuovere anche il rispetto dell’ambiente, e che costituisce uno dei motivi ispiratori della sua enciclica Laudato Si’. E questo è un messaggio di speranza per tutta l’umanità. Un messaggio che il Pontefice rafforza perseguendo la costruzione di ponti e criticando la costruzione di muri. E quindi dando nuovo impulso al cammino ecumenico in tutte le direzioni, con una predilezione, unita ad una forte preoccupazione, per le sorti della presenza cristiana nei luoghi di più antica evangelizzazione nel Vicino Oriente, che è sottoposta a violente persecuzioni. In questo senso lo storico incontro tra Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill, avvenuto a Cuba, si può interpretare come un frutto di questo ecumenismo del sangue. E la stessa decisione papa Bergoglio la sta dimostrando nel dialogo interreligioso, in particolare con le altri grandi religioni monoteiste. É stato netto il suo rifiuto della logica dello scontro di civiltà e durissima la sua condanna contro ogni forma di strumentalizzazione della religione per fini economici o geopolitici, pericolo che nel nostro tempo sta correndo soprattutto l’Islam.

Questi sono tra i principali elementi che hanno fatto sì che questi tre anni di pontificato si siano posti di traverso ai piani di coloro che pensano di poter dominare il mondo con il potere incontrastato del denaro, della finanza globalista e speculativa, ed alimentando la guerra infinita in questo secolo. Papa Bergoglio sta dicendo a tutta l’umanità che è tempo di dire basta a tutto ciò. Come ha detto alle Acli, quando lo abbiamo incontrato l’anno scorso per il 70° dell’Associazione, è tempo di dare una “risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro”. E davanti a questa pseudo-cultura ci ha invitati a realizzare un sogno che vola più in alto in cui ciascun essere umano possa esprimere ed accrescere la dignità della propria vita.

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