La scelta da non rimandare

Sarebbe un errore politicizzare i recenti dati Inps sul calo delle assunzioni. Gli incentivi hanno ottenuto l’effetto sperato ma si sapeva sin dal loro inizio che non si sarebbe andati oltre ad un risultato temporaneo, in mancanza di un reale superamento delle politiche di austerità. Su questo piano, il governo, ma anche le opposizioni, il nostro sistema politico nel suo complesso, appare privo di sufficiente determinazione nel porre la necessità di politiche espansive come necessità vitale per il Paese.

Così assistiamo ad un gioco di specchi nel quale la Commissione Europea fa balenare una flessibilità di bilancio interessante, che il governo Renzi ha certo agevolato, ma che è nel contempo accompagnata da condizioni capestro (aumento dell’Iva o altri tagli draconiani) che sono l’antitesi di quanto annunciato dal premier per il 2017, sgravi fiscali alle famiglie ed ai ceti medi.

Per quanto il Paese potrà andare avanti con palliativi che, alla prova dei fatti, non attenuano in misura avvertibile il pesante clima di deflazione e dunque non intaccano l’aumento delle disuguaglianze e della disoccupazione?

L’impressione è che più si ritarda nel tempo la scelta tra il futuro per l’Italia e dell’Europa e il cieco e insensato proseguimento dell’austerity, e maggiori saranno i danni sociali, economici e politici che si produrranno. Il vero banco di prova sia per il governo Renzi sia per chi si candida come alternativa, è questo: chi saprà non rimandare tale scelta avrà maggiori chance di catalizzare il consenso.

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