Il nome di Dio è misericordia
Il libro intervista di papa Francesco: “Il nome di Dio è misericordia”, a cura di Andrea Tornielli, vaticanista de “La Stampa” e coordinatore del suo sito on line “Vatican insider”, è un successo editoriale che, in pochi mesi, è stato tradotto in 26 lingue e si è diffuso in 90 paesi.
E’ un’ opera che si legge di un fiato, con un linguaggio semplice, facilmente comprensibile. C’è molto del magistero di Francesco, nell’intervista, che riecheggia l’ “Evangeli Gaudium”, l’intervento all’ assemblea della Chiesa italiana a Firenze ed altri suoi discorsi sul tema, tutti argomenti su cui Bergoglio è molto ritornato nel corso di queste ultime settimane. Quanto afferma il Papa, pur essendo sempre teologicamente corretto, ha soprattutto una radice nella sua esperienza pastorale, soprattutto di quando era alla guida dell’ arcidiocesi di Buenos Aires; si può parlare di una “pastorale dell’orecchio”, con la sua rara qualità di saper ascoltare i suoi interlocutori, tutto ciò in un mondo dove la comunicazione imperversa, quando però invece latita la relazione. La misericordia è centrale nella sua missione, le persone vengono prima della legge, devono essere amate e poi, con gradualità, accompagnate, anche quando hanno sbagliato; citando Sant’Ambrogio, il Vescovo di Roma ricorda che il rigore può essere tipico dei ministri, ma non lo è mai di Dio (ma se il Papa è sempre comprensivo verso i peccatori, diventa giudice severo verso i corrotti, ritenuti la vera” piaga” della politica). In sintesi si può parlare di una specie di “enciclica speciale” sulla misericordia, scritta per interposta persona, come l’ha efficacemente definita l’arcivescovo di Torino Nosiglia, in occasione di una sua presentazione torinese.
La lunga intervista nasce nel contesto della proclamazione dell’ Anno Santo della Misericordia e di tutta la storia di Francesco, uomo e pastore sempre attento al suo gregge. Un conto è proclamare la verità, come ricorda Tornielli, un altro è far balenare l’amore di Dio che riguarda anche i peccatori: c’è una sorta di “debolezza onnipotente”, una forza irreversibile della misericordia di Dio verso gli uomini, per la quale possiamo, perciò, sempre confidare nella Sua infinita comprensione, anche nelle circostanze più avverse. Tutto ciò non riguarda solo le singole persone, perché ciò potrebbe sembrare un fatto semplicemente intimistico, ma la misericordia può essere, altresì, una forza propulsiva nei rapporti sociali ed anche nelle relazioni internazionali: pensiamo ad un mondo (migliore) in cui i rapporti tra gli stati siano ispirati dalla misericordia (pur nella giustizia e nella verità). Sono concetti profetici che, a posteriori, possiamo rileggere in suoi interventi più recenti, dovuti ai tragici fatti di sangue che stanno drammaticamente segnando l’estate del corrente anno e che, per lui, non hanno radici religiose, ma derivano da insensate ambizioni di ricchezza ingiusta e di potere sfrenato.
Un libro da leggere, … soprattutto in Piemonte, anche per la citazione che Francesco fa di Torino e dei suoi santi sociali: non a caso è il secondo papa piemontese nella storia, preceduto solo da san Pio V, il pontefice nato a Bosco Marengo, nell’ Alessandrino, che guidò la Chiesa (con altri mezzi) sempre in un periodo di atroci conflitti internazionali, tra i quali quelli che portarono all’epocale scontro navale di Lepanto: stranissima analogia.
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