I tre passi di Francesco per la pace
«La non violenza intesa come metodo politico può costituire una via realistica per superare i conflitti armati», afferma il comunicato con cui la Sala Stampa Vaticana ha annunciato il tema scelto da papa Francesco per la 50ª Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2017: «La non violenza: stile di una politica per la pace».
Le anticipazioni date oggi nella nota creano viva attesa per il messaggio del Santo Padre, che viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e segna anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre. Un messaggio molto politico, che vuole farsi capire dai responsabili di tutte le nazioni della terra, ed allo stesso tempo un invito dai toni espliciti a tutti ad attribuire alla non violenza «un significato più ampio e nuovo: non solo aspirazione, afflato, rifiuto morale della violenza, delle barriere, degli impulsi distruttivi, ma anche metodo politico realistico, aperto alla speranza».
«La violenza e la pace – prosegue la nota – sono all’origine di due opposti modi di costruire la società. Il moltiplicarsi di focolai di violenza genera gravissime e negative conseguenze sociali: il Santo Padre coglie questa situazione nell’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”».
Il Pontefice indica tre grandi passi da compiere in «un cammino di speranza adatto alle presenti circostanze storiche» e per «muoverci negli spazi del possibile negoziando strade di pace, anche là dove tali strade appaiono tortuose e persino impraticabili». Tre passi che suonano a noi occidentali come uno stimolo ad una revisione non superficiale dell’approccio sin qui tenuto sulle questioni internazionali.
Il primo passo è avere coscienza che la non violenza come metodo politico è fondata sul primato del diritto: «in questa prospettiva, è importante che si riconosca sempre più non il diritto della forza, ma la forza del diritto». Molte delle situazione di caos e di conflitto, a cominciare da quelle sviluppatesi nelle regioni limitrofe all’Europa, sono conseguenza delle violazioni del diritto internazionale.
Il secondo passo è, come spiega la nota vaticana – «riconoscere il primato della diplomazia sul fragore delle armi» per «ottenere la risoluzione delle controversie attraverso il negoziato, evitando che esse degenerino in conflitto armato. Dietro questa prospettiva c’è anche il rispetto per la cultura e l’identità dei popoli, dunque il superamento dell’idea secondo la quale una parte sia moralmente superiore a un’altra». Non è un invito ad essere indifferenti alle tragedie delle altre nazioni, ma a non più pensare che la destabilizzazione e la guerra siano vie praticabili per superare situazioni problematiche.
Terzo grande passo indicato da Papa Francesco è la denuncia del traffico mondiale delle armi: «È il traffico illegale delle armi a sostenere non pochi conflitti nel mondo. La non violenza come stile politico può e deve fare molto per arginare questo flagello». E molto possono fare le autorità politiche sul piano delle regole, della trasparenza, dell’embargo sulla fornitura di armi a stati, fazioni, milizie belligeranti e gruppi terroristici.
Alla luce dell’odierna anticipazione delle linee guida del prossimo Messaggio per la Giornata della Pace, si può dire che Papa Bergoglio dia il la in direzione della non violenza come stile e metodo politico per la pace: tocca al laicato e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, ad ogni livello, far sentire la propria voce in modo che le parole del Papa si trasformino con concretezza e responsabilità in un coro universale per la pace.
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