A proposito di Regioni, elezioni e sultani…

Per una volta, sono abbastanza d’accordo con Ernesto Galli della Loggia, che, sul Corriere, parlando delle prossime elezioni regionali, ha scritto che le relative assemblee consiliari non contano più nulla, sostanzialmente, perché ormai, in tali Enti, domina un presidenzialismo autoritario. Vorrei peraltro suggerirgli di evitare lui stesso di definire, sia pure tra virgolette, governatori (alla stregua, più o meno, di quelli americani, che in realtà hanno un potere personale molto più forte) dei soggetti che, a oggi, continuano a essere più semplicemente (si fa per dire) dei Presidenti delle Regioni. E vorrei rammentargli che costoro, quantomeno, non possono sottrarre ai propri consigli quella potestà legislativa che, oltre a tutto, l’ultima riforma costituzionale, confermata dal referendum popolare, ha enormemente ampliato. Stanno peggio, in argomento, i consigli di Province e Comuni, cioè degli enti locali (peraltro tirati in ballo dallo stesso Galli), i quali hanno competenze puramente amministrative, ormai esercitate quasi in esclusiva dagli esecutivi di tali enti. Lo so per esperienza diretta, avendo presieduto per cinque anni, a Milano, l’assemblea di palazzo Isimbardi, sede della Provincia. Tornando alle Regioni, si vota ovviamente anche in Lombardia, e Di Pietro, citando Formigoni, mi pare lo abbia definito, non credo con afflati di simpatia, un sultano. Forse nell’accezione, che leggo sul vocabolario, di uomo che assume volentieri un tono di comando. Un po’ lo capisco, il capo dell’Italia dei valori: il presidente uscente della Lombardia si prepara ad amministrare assai probabilmente la regione più importante del paese anche per i prossimi cinque anni, al termine dei quali lo avrà fatto per ben quattro lustri. A vita, più o meno. Quasi come un sultano, appunto. Anche se, diversamente, mi sembra, dai sovrani dell’antico impero turco, il nostro è stato sempre eletto democraticamente e legittimamente, ovviamente. Non sarà il solo, in verità, ma lui appare come il più significativo tra tutti. Uomo capace e abile, splendido globe trotter internazionale (portatore di una politica estera o di commercio con l’estero regionale?), che ha fatto anche cose buone, naturalmente, in tutti questi anni, pur se la mia opinione è che nella nostra regione si vive ora peggio di tempo fa, tanto più se si pensa alla situazione della mobilità e dell’inquinamento, per fare degli esempi. C’è subito un’obiezione, tuttavia, in proposito, che ha in qualche misura a che fare col tema delle riforme istituzionali: perché mai un presidente di Regione si può candidare, appunto, continuativamente e all’infinito, mentre ciò è inibito ai Sindaci e ai Presidenti delle Province, che devono, diciamo, interrompere dopo due mandati consecutivi (che pure bastano, a mio parere)? A suo tempo si disse, se non ricordo male, che era giusto così, perché i vertici politici degli enti locali gestiscono un potere quotidiano, spicciolo, che crea un rapporto un po’ troppo diretto tra il capo dell’amministrazione in particolare e i suoi cittadini (con rischi di clientelismo, era opinione diffusa). Rischio assai meno probabile, si pensava, per un Ente, la Regione, con funzioni prevalentemente legislative, di programmazione e pianificazione. Ma basta scorrere, oggi, l’elenco degli atti emanati settimanalmente, nei diversi ambiti, dall’esecutivo regionale e collegati (delibere, determinazioni dirigenziali), per rendersi conto di quanta attività amministrativa appunto spicciola esercita questo Ente (come altre Regioni, credo, ma qui ci sono delle peculiarità), nonostante la Costituzione abbia da tempo chiaramente affermato che, salvo precise eccezioni, le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni. E non sto parlando del fondamentale potere di nomina, da parte della giunta regionale, dei direttori delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere, esercitato dunque in un campo, quello della sanità, che impegna la grandissima parte delle risorse finanziarie. Tra gli atti amministrativi forse più tipici della Lombardia di Formigoni, che hanno ovviamente all’origine specifiche leggi locali, ma che molti ritengono andare a discapito del potenziamento dei servizi in materia, si segnalano quelli finalizzati a distribuire, nel quadro della visione formigoniana della sussidiarietà (un ingrediente che il presidente mette in ogni salsa) bonus vari: nella sanità, alle famiglie, e agli studenti (anche delle scuole paritarie, “ça va sans dire”) in particolare. In quest’ultimo caso, il bonus viene nobilitato col termine “dote”: Che cosa ciò comporti sul piano dei rapporti con i cittadini-elettori lo si è visto, mi pare, nella recentissima occasione dell’organizzazione, a due mesi dalla data delle elezioni, della mega cerimonia di premiazione (con annessa grande festa), presieduta naturalmente dallo stesso lìder maximo, di 15 mila studenti interessati, alcuni immagino accompagnati da genitori e parenti vari. Una premiazione definita oltretutto un poco pomposamente “dei giovani talenti”. E tra le feste organizzate dalla Regione, se non vado errato, c’è anche quella annuale dei nonni (migliaia e migliaia, in Lombardia): i quali ultimi rischiano così (faccio per dire) di essere chiamati a presenziare più o meno contestualmente ad analoghe cerimonie nel proprio Comune di residenza, in Provincia, e, appunto, in Regione. Ma se taluno osa disapprovare pubblicamente una qualsiasi delle iniziative, come anche un qualsiasi atto, del “sultano” evocato da Di Pietro e della sua giunta, che non tollerano la benché minima critica, apriti cielo! Ad immediata loro difesa scende in campo l’agguerritissima, poderosa struttura comunicativa dell’esecutivo (attentissimo, naturalmente, anche a ottenere una costante presenza sui TG regionali e a gestire plurimi spazi specifici), che sforna, tra l’altro, notiziari quotidiani, agenzie settimanali, eccetera eccetera. Sul notiziario regionale si legge così quanto segue, a proposito dell’avvenuta sospensione di un mese comminata (e fortemente stigmatizzata dall’opposizione) a un funzionario regionale che ha scritto un libro nel quale, detto semplificando senza entrare nel merito del necessario distinguo tra CL e CdO, si accusa Comunione e Liberazione di aver dato l’assalto al potere della Lombardia: “Il provvedimento non riguarda per niente le opinioni, che ciascun cittadino ha diritto di avere e di esprimere nel rispetto delle leggi, ma si attiene a precise indicazioni legislative, che vietano a qualunque dipendente (pubblico o privato che sia) di diffondere notizie denigratorie sul proprio datore di lavoro provocando un danno, in questo caso, all’amministrazione regionale”. Ci possiamo tenere qualche dubbio, in argomento?

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