La nuova polarizzazione che spiazza destra e sinistra (ed anche i cattolici)

Il grafico sulla distribuzione della ricchezza in Italia è più esplicativo di ogni altra analisi sugli orientamenti elettorali. Il 20% più ricco della popolazione detiene oltre i due terzi della ricchezza. Il 60% della popolazione detiene invece meno di un settimo della ricchezza. Il 40% della popolazione detiene l”86% della ricchezza. Una disuguaglianza mai vista e scandalosa che sta generando la rivolta dei ceti lavoratori contro l’avidità smisurata dell’establishment.

Negli ultimi trent’anni, in sostanza, è accaduto che i pochissimi ultraricchi, le oligarchie globaliste, hanno esteso senza misura i loro profitti, attraverso la speculazione finanziaria ed un commercio globale sregolato, attraverso guerre continue e senza fine, condotte con criminale assenza di ragioni, senza mai curarsi dei gravi squilibri sociali ed economici che stavano provocando, del processo di rapido impoverimento della classe media occidentale che avevano innescato.

Tali ristrettissimi circoli dispongono delle risorse per condizionare la politica, avevano (prima dell’avvento di internet) il pieno controllo della catena informativa e soprattutto delle fonti dell’informazione occidentale. Hanno esercitato una forte influenza sulla cultura, ed imposto, attraverso lo schema totalitario del “politicamente corretto”, una forzata omologazione al “pensiero unico”, guardiano dei loro interessi.

Ora, tutto ciò ha innescato una ondata di scontento, fra i ceti medi impoveriti che dal 2016 con referendum britannico, le elezioni americane e il referendum costituzionale italiano (provinciale e limitante la lettura del voto solo come anti-Renzi), hanno preso coscienza di costituire la maggioranza dell’elettorato. Di fronte a questa novità la classe dirigente occidentale, quella che detiene il potere vero e che risulta pressoché assente, o invisibile, nel dibattito pubblico, si è spaccata. La supercasta più rapace e indifferente alle responsabilità, dopo l’inattesa sconfitta del candidato su cui puntava alle elezioni americane, ha ripiegato e si è ricompattata sulla moribonda (politicamente) Merkel. Si sono generati due Occidenti, con un inedito e pericoloso disallineamento (almeno fino al prossimo settembre) tra Washington e Berlino, mai visto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’uno Occidente determinato, con ogni mezzo, a rilanciare l’agenda che abbiamo visto negli ultimi decenni, di globalizzazione selvaggia, di sfruttamento del lavoro, di riduzione ulteriore della sovranità popolare, di guerra (in particolare cercando la soluzione finale contro la Russia ed il completamento della folle divisione per linee etniche e religiose del Vicino Oriente, costata fiumi di sangue e una massa immensa di profughi, e realizzata con la sporca complicità con il terrorismo). L’altro Occidente, quello del lavoro, dello sviluppo, della pace, di un ordinato spazio per gli affari e per il commercio mondiale non avulso dal bene comune, cerca in modo anche confuso e contraddittorio di darsi una nuova classe dirigente che quantomeno metta fine alla crisi e alle guerre per poi ricostruire il futuro sulle macerie economiche e sociali lasciate dal neoliberismo.

Questa nuova polarizzazione sociale e politica, che sulla carta parrebbe un invito a nozze, un rigore senza portiere, per le forze progressiste e popolari (se la sinistra non avesse i volti compromessi di Blair, Hollande, dei coniugi Clinton), rende invece di colpo inadeguata la tradizionale divisione tra destra e sinistra – che pure permane – a comprendere e a rispondere alla nuova domanda politica che esprime.

Ma tale inedita polarizzazione della classe media – che sta riconquistando con la forza della disperazione il suo ruolo politico centrale ed imprescindibile in democrazia, contro quell’establishment responsabile del suo declino – interpella ancor più direttamente il cattolicesimo democratico e sociale. I cattolici sembrano quasi mimetizzarsi sotto la mole profetica del magistero di Papa Francesco. Ma non ci si può aspettare che la Gerarchia supplisca ad un compito di analisi, di discernimento, di progettualità che compete ai laici. Anche quando, come nel momento attuale, il cammino si presenta rischioso, le posizioni appaiono intricate e confuse e nulla sembra essere così come appare.

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