Banalità e gaffe del Cavaliere in Israele-Palestina

Ho riletto con più attenzione le cronache del viaggio del presidente del consiglio Berlusconi in Israele e nei Territori palestinesi, perché volevo evitare una reazione a caldo ad alcune affermazioni che avevo ascoltato in radio e che mi avevano colpito e sconcertato.

Lo sconcerto non è diminuito. E vorrei brevemente dare conto di questo (e solo di questo), perché davvero ritengo che sia difficile inanellare una tale serie di gaffe, banalità, utilizzazione fuori luogo di locuzioni e parole. Credo che – al di là del “successo” registrato presso la attuale leadership israeliana (che ovviamente prende tutto quello che arriva) – al nostro premier serva urgentemente un esperto in comunicazione.

Dunque, la visita a Yad va-Shem, il luogo che a Gerusalemme ricorda la Shoà. Il “nostro” scrive sul registro una frase dai toni melodrammatici: “La nostra anima urla: “non è vero, non può essere vero” e poi, sconfitta, grida: mai, mai più. Con commozione profonda…”. Mah! Forse si poteva fare meglio.

Nei discorsi definisce “giusta” l’Operazione Piombo Fuso a Gaza. In che senso “giusta”? Forse voleva dire necessaria o inevitabile, perché quanto allo svolgimento e alle conseguenze, nello stesso Israele se ne discute e si fanno inchieste…

Chiama gli ebrei “fratelli maggiori”, rubando l’espressione a papa Wojtyla. Ma il contesto è ben diverso. Giovanni Paolo II usò quelle parole nella storica visita alla Sinagoga di Roma; in una visita di stato, che senso ha?

Arriva a Betlemme e a domanda risponde che non si è accorto di aver attraversato il Muro di sicurezza entrando nella città della Giudea. Come è possibile? E’ pur vero che non avrà fatto sosta o coda al check-point, ma come si fa a non vedere la barriera? “Ero intento a riordinare le idee…”, ha detto.

Sempre a Betlemme cerca di correre ai ripari per la eco che le sue parole sull’operazione-Gaza hanno avuto, proponendo un impossibile parallelo fra Shoà e effetti di una azione di guerra: “Come è giusto piangere le vittime della Shoà, così è giusto manifestare dolore per quanto è successo a Gaza”, scontentando di fatto tutti, ebrei e palestinesi. La Shoà è stato il tentativo scientifico di cancellare una identità attraverso il massacro programmato di milioni di esseri umani; a Gaza c’è stata una (sproporzionata) reazione al lancio di razzi su città del Negev.

La “ciliegina” è stata la barzelletta su Maria di Nazareth (che piangeva perché “voleva una femminuccia”), giustificata dalla circostanza che gliel’hanno raccontata… i salesiani. E così anche il cardinale Bertone è servito!

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