Italia e Francia: attenzione ai populismi
Dei tre grandi dell’Unione, ossia Italia, Francia e Germania, solo quest’ultima pare sufficientemente al riparo dalle ondate populiste antieuropee. Certo, la formazione di estrema destra, Alternativa per la Germania (Afd), pare avere il vento in poppa nei sondaggi ma socialdemocratici e democristiani, sia separatamente che, in un’eventuale grande coalizione, sembrano in grado di porre un argine al crescente antieuropeismo. Diversa invece la situazione italiana e francese.
A casa nostra sia la coppia Lega Nord-Fratelli d’Italia sia il M5S, sono portatori di un programma antieuro e le possibilità di una loro ascesa al governo, anche grazie a una poco probabile, ma certo non impossibile, alleanza non sono da trascurare. Al fronte antieuropeo giova certamente la scissione del Pd che indebolisce la sinistra riformista, unica grande diga contro il populismo nazionalista. Il problema è che a fianco del Pd ci sono formazioni più radicali, dai Progressisti a Sinistra italiana, poco propense a collaborare tra loro e meno ancora a farlo in un’alleanza con i democratici. Per di più neanche una coalizione di sinistra con il Pd potrebbe rivelarsi vincente alle urne, rendendo necessario un allargamento alle forze centriste, in nome di un grande cartello europeista. Ipotesi che la sinistra radicale sembra già escludere a priori, a costo di rimanere relegata all’opposizione e consegnare il Paese alla demagogia leghista e pentastellata.
Anche in Francia è presente un notevole rischio populista, impersonato da Marine Le Pen, data in testa al primo turno delle presidenziali e che non è affatto escluso possa anche prevalere al ballottaggio. Un duello con il socialista Benoit Hamon, dell’ala massimalista del partito, potrebbe addirittura schiuderle le porte dell’Eliseo. Hamon con il suo massimalismo (reddito minimo garantito, tassa sui robot, ecc…) non è certo un candidato appetibile per gli elettori centristi, necessari al secondo turno per battere la leader del Fronte nazionale. Situazione speculare qualora al ballottaggio con Marine Le Pen vada François Fillon. Anche lui, con un thatcherismo fuori tempo, pare ben poco adatto ad allargare i consensi oltre il proprio elettorato di riferimento. Sotto questo profilo, maggiori possibilità avrebbe, come esponente del riformismo europeista, l’ex ministro dell’Economia, Emmanuel Macron che però rischia l’eliminazione già al primo turno.
Come si vede Francia e Italia stanno correndo il pericolo di consegnare il potere alle forze del populismo antieuropeo, ponendo in grave rischio il percorso di integrazione. E’ infatti evidente che un’eventuale, se pur improbabile, uscita di Italia e Francia dall’Unione, o anche solo dalla moneta unica, sarebbe la fine di quello straordinario cammino iniziato sessanta anni fa. Eppure in entrambi i Paesi pare mancare la consapevolezza di questo rischio.
Dopo la cieca austerità di questi anni, occorrono politiche per salvaguardare il modello sociale europeo: sanità, istruzione e previdenza pubblica; elevate tutele per il lavoro; sviluppo sostenibile. Un modello che può sopravvivere solo in un contesto europeo. Proprio quel contesto che il populismo vuole spazzare via, dando involontariamente una mano a quel liberismo economico che vuole combattere. Le forze dell’europeismo devono dunque unirsi e non dividersi in mille personalismi; allargare i consensi e non ritirarsi nel proprio fortino ideologico. C’è da augurarsi che a Parigi e a Roma si abbia la capacità di farlo.
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