Francesco: la carità è il solo estremismo ammesso per i credenti

Per i credenti il solo estremismo ammesso è quello della carità”. Questo il messaggio lanciato dal Papa nella sua visita in Egitto. Una visita nella quale ha incontrato il presidente Al-Sisi, il patriarca copto ortodosso Tawadros II e il Grande Imam nella moschea di Al-Azhar. Un messaggio di pace universale, di amicizia tra le religioni, di speranza per l’umanità.

Ancora una volta Francesco ha colto nel segno. Ha fermamente voluto questo viaggio in un Egitto martoriato dal terrorismo, per portare conforto alla comunità copta e dare il suo contributo alla convivenza civile del Paese. Uno slancio anche a favore della comunità musulmana e in questo senso va letto l’incontro con le massime autorità religiose dell’Islam egiziano, per ribadire una volta di più che il fondamentalismo, richiamandosi impropriamente all’Islam, ne tradisce il vero messaggio che non può che essere quello di un Dio dell’amore e dell’armonia tra le genti.

Ed è importante che l’Islam trovi il coraggio, dote e valore che è nella natura stessa del suo credo, di ergersi contro un integralismo che ne mostra un volto distorto e che, a conti fatti, fa male ai musulmani stessi. Il rischio è infatti quello, nelle società occidentali, di relegarli dietro un muro di ostilità e di incomprensione che indebolisce lo stesso tessuto civile dei nostri Paesi.

Un enorme ed insostituibile ruolo nel segno della pacificazione tra le religioni lo sta svolgendo Francesco. Un ruolo che intende giocare senza alcuna indulgenza irenica, di confusione tra le diverse fedi, quasi che si debba annacquarne i contenuti per costruire nuovi canali di dialogo. Il Papa vuole invece che ciascuno si proponga così come è, senza rinunciare alle proprie peculiarità, ma puntando piuttosto a sommare i vari apporti religiosi come autentici legami di pace tra gli uomini, in una dimensione di amore, di carità e di fratellanza. La carità e la misericordia sono per Francesco il segno universale di Dio per tutta l’umanità che, ad ogni latitudine, vive, soffre e spera allo stesso modo.

Una fratellanza che ci accomuna al di là di tutte le differenze, perché ha affermato il Papa “non serve dirsi credenti se la nostra preghiera rivolta a Dio non si trasforma in amore rivolto al fratello. Non serve tanta religiosità se non è animata da tanta fede e da tanta carità; non serve curare l’apparenza, perché Dio guarda l’anima e il cuore e detesta l’ipocrisia. Dio gradisce solo la fede professata con la vita. L’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità! Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio e non piace a Lui!”.

A questo sono chiamati tutti gli uomini di buona volontà e, in prima linea, i cristiani. In Egitto, e in genere nei Paesi islamici, dove si rischia il martirio nel professare la propria fede, così come nella vecchia Europa, troppo spesso tiepida ed incerta, i cristiani sono chiamati ad essere portatori di carità, a incontrare l’altro, a riconoscere nel prossimo il volto di Dio. La sola vera scelta che rende bella la vita.

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