L’Europa e i migranti
Ci è voluto poco perché cadesse il velo di ipocrisia di cui si era ammantata l’Europa, e con lei l’Italia. Ci ha pensato Medici Senza Frontiere (MSF) a strappare la cortina di bugie istituzionali e mediatiche che il nostro Paese e l’UE avevano messo in piedi per millantare il successo delle loro politiche anti-migratorie. A partire dai provvedimenti presi dal ministro degli interni Minniti, uomo di punta di un sedicente centro-sinistra che assomiglia sempre più alla destra.
La strategia dei nostri governi (e delle istituzioni europee) per la gestione dei flussi migratori è apparsa quasi sempre inadeguata, miope e di breve respiro, spesso improntata a inseguire le tesi di populisti e destre xenofobe, che a loro volta affrontano la questione con pseudo-soluzioni demagogiche, dove il razzismo è ben visibile in filigrana. In sostanza, la tendenza non è quella di risolvere il problema, bensì di allontanarlo, nasconderlo a un’opinione pubblica –o meglio, a una platea elettorale- sempre più insensibile, insofferente e spaventata, anche a causa dei molti che, anziché cercare soluzioni vere, buttano benzina sul fuoco per accrescere il proprio consenso.
Uno dei provvedimenti più eclatanti partoriti in questo senso proprio dal titolare del dicastero degli Interni è il famigerato “Codice di condotta per le ONG”, che le Organizzazioni umanitarie erano obbligate a sottoscrivere per poter prestare soccorso ai profughi alla deriva nelle acque del Mediterraneo. Una impostazione assurda, che pensava di risolvere il problema partendo dalla fine, come se le migrazioni fossero causate dai soccorsi in mare. L’unico risultato è stato di ottenere che alcune ONG rinunciassero a portare avanti le operazioni di soccorso, dal momento che non sussistevano più le condizioni per operare secondo i loro principi etici e le stesse normative internazionali.
Naturalmente, il problema dei flussi continuava a sussistere, così Italia e Ue, parallelamente, hanno provveduto a siglare un accordo con la Libia, o meglio con quello che ne rimane, un governo-fantoccio a Tripoli e svariate milizie armate, in conflitto fra loro, che controllano un territorio frammentato e violento. Un accordo che prevede, in sostanza, che i libici non lascino più partire i profughi e che la guardia costiera li intercetti in mare e li riporti indietro. In cambio di soldi, naturalmente. Quei soldi che l’Italia e l’Europa sono così restii a trovare quando si tratta di creare canali sicuri per permettere ai richiedenti asilo di arrivare da noi senza affrontare i rischi di un viaggio spesso mortale, senza mettersi nelle mani di mercanti di carne umana senza scrupoli, quei soldi che invece sono pienamente disponibili per finanziare dittatori e milizie perché risolvano il problema al posto nostro, anche in modo sporco, purché, appunto, lontano dagli occhi degli elettori, che altrimenti votano per i populisti….
Una condotta cinica e spietata, dalle conseguenze intuibili, anche se spesso occultate dal sistema mediatico occidentale, ma sulla quale MSF ha espresso una dura e pubblica condanna. In pratica, gli stessi trafficanti che prima si facevano pagare dai profughi per imbarcarli su gommoni fatiscenti, oggi trovano più conveniente farsi pagare da Italia e Ue per tenerli segregati in carceri-lager, in condizioni disumane, in attesa di restituirli ai parenti in cambio di un riscatto, o in alternativa di venderli come schiavi, letteralmente.
È lì che finiscono i miliardi dell’Unione europea, le nostre sudatissime tasse: ad arricchire la Turchia del sultano Erdogan o la Libia di signorotti della guerra e bande armate, perché ci evitino di dover accogliere rifugiati che fuggono da guerre, fame, povertà. Probabilmente, ci costerebbe meno farli partire dai Paesi di origine attraverso canali sicuri, tenerli qui a fare lavori socialmente utili in attesa del pronunciamento sul diritto d’asilo e poi integrarli, che non pagare i miliziani e i dittatori per trattenerli a crepare senza dignità, ma questa Europa è troppo spaventata per capirlo.
La denuncia di Msf è puntuale e circostanziata: “I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia”, hanno dichiarato la presidente internazionale Joanne Liu e Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. “Il dramma che migranti e rifugiati stanno vivendo in Libia dovrebbe scioccare la coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell`Europa” continua l’Ong “Accecati dall`obiettivo di tenere le persone fuori dall`Europa, le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi.”. E ancora: “La riduzione delle partenze dalle coste libiche è stata celebrata come un successo nel prevenire le morti in mare e combattere le reti di trafficanti, ma sappiamo bene quello che succede in Libia. Ecco perché questa celebrazione è nella migliore delle ipotesi pura ipocrisia o, nella peggiore, cinica complicità con il business criminale”.
Gli operatori di Msf hanno visitato i centri di detenzione di Tripoli e ne danno una descrizione raccapricciante: “le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì”.
La commissaria europea al Commercio, Cecilia Malmstroem, non ha potuto che confermare quanto affermato da MSF: “ho visitato io stessa la Libia e ho visto le prigioni: la situazione era abominevole”. Dunque, l’Europa sa. Tuttavia insiste su questa strada. Cinismo, miopia, incapacità? Paura di una fantomatica “invasione”, dell’avanzata di destre xenofobe e populismi, del terrorismo? Forse.
Ma ci sono altre due cose di cui dovremmo essere molto, molto più preoccupati. La prima è l’identità stessa dell’Europa: sentiamo spesso dire, in occasione di ogni attentato terroristico, che gli integralisti vogliono colpire “i nostri valori”. Ma quali sarebbero questi valori? Certo non la solidarietà, visto come trattiamo i disperati in fuga dall’Africa, e nemmeno l’unità fra i vari Paesi, visto che Italia e Grecia vengono lasciate di fatto sole ad affrontare i flussi migratori.
La seconda è che, se chiudiamo le frontiere e lasciamo un miliardo di africani senza prospettive e senza speranze, sarà assai probabile che molti di loro cerchino risposte nella violenza, aderendo a qualcuno dei vari gruppi integralisti che già oggi imperversano nel continente nero. Esattamente come alcuni dei disadattati di casa nostra, che si sono radicalizzati e affiliati all’Isis per dare sfogo alle proprie frustrazioni, ma con un potenziale numerico migliaia di volte superiore. E a quel punto aumenterebbero in misura esponenziale i rischi per l’Europa, ammesso che abbia ancora senso considerarla un’entità unica.
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