Istat: Crescono economia e rancore sociale

di Alberto Mattioli

La ripresa economica c’è ma cresce il rancore. Si è rotto l’ascensore sociale e i dividendi della crescita sono per pochi. I cittadini credono sempre di meno ai politici, alle istituzioni e anche ai sindacati. Ma cosa è successo al nostro paese ? Tanti sono i fattori e non è solo responsabilità della politica. L’ascensore funzionava quando vi compartecipavano vari soggetti a partire dalle imprese familiari industriali che dal dopoguerra in poi hanno offerto occupazione crescente e sostegni ai quali case, scuole, servizi sociali e sanitari. Le aziende erano una grande famiglia con pregi e difetti del modello. Parallelamente lo Stato era anche imprenditore con aziende pubbliche che investivano nel Sud e intervenivano nelle crisi territoriali. Le banche erano strumento di credito legate ai territori e la pubblica amministrazione era anche un ammortizzatore sociale .  La crisi industriale, seguita anche alla globalizzazione, e le selvagge lottizzazioni hanno travolto questi mondi. Ne è seguita la turbo finanza speculativa e di rendita ed è rimasto il capitalismo molecolare delle medie e piccole imprese con il dominio di pochi big player mondiali con Board inafferrabili e sedi legali all’estero. Entità capaci di essere ovunque e di nessuno, pronti a sfruttare le situazioni fiscali più favorevoli al di fuori di ogni responsabilità verso i territori delle loro attività. Colossi capaci di condizionare le scelte politiche, favoriti dalla cultura liberista del laissez-faire dei mercati che hanno diviso con la società solo briciole della ricchezza prodotta; una concezione che ha prodotto l’arretramento dello Stato con, in taluni casi, svendite di importanti assets. Per assecondare il consenso si è lasciata crescere la spesa pubblica accumulando un debito che strozza il bilancio. La crisi della primaria rete di solidarietà cioè la famiglia con acuta crisi demografica, oggi rende ancora più complesso e oneroso il sistema di Welfare. Non sono indifferenti le nostre carenze di senso civico e le diffuse pratiche di elusione fiscale. Siamo tutti bravi nella rivendicazione dei diritti ma poco praticanti dei doveri. I cittadini sono stanchi delle promesse facili dei politici, giusto. Ma siamo pronti a sentirci dire la dura verità dei limiti del nostro paese che ha tanti responsabili e le cui soluzioni non sono facili ne brevi ? Non siamo un paese allo sfascio, dobbiamo respingere le strumentali paure seminate a piene mani per ottenere facile consenso. Ma certo il cambiamento e miglioramento implicano la responsabilità e impegno di tutte le categorie per riattivare tutti i canali redistributivi della ricchezza prodotta a partire dalla creazione di lavoro. Occorre più senso di unità e meno divisioni. Occorre una cittadinanza meglio informata e partecipe. Occorre scegliere con avvedutezza perché peggiorare è facile, migliorare è lenta salita. La politica onesta è competente diceva Benedetto Croce. Abbiamo bisogno di bravi amministratori e non di parolai litigiosi e inconcludenti.

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