L’Eurispes invita alla responsabilità, mentre la politica pensa al 4 marzo
Emerge un contrasto molto forte fra i toni ed i temi di questa campagna elettorale per il voto del prossimo 4 marzo ed i contenuti del Rapporto Italia dell’Eurispes, giunto alla sua 30° edizione. Da una parte gli espedienti da imbonitori usati dai protagonisti della politica, che promettono tutto a tutti, dall’altra un richiamo alla responsabilità, ricavato dall’analisi delle tendenze che percorrono l’Italia.
«La classe dirigente – osserva Gian Maria Fara, presidente Eurispes – non riesce a dare al Paese un progetto che lo orienti per i prossimi decenni e un Paese senza progetto rischia di essere un Paese senza futuro». Ciò risulta essere tanto più penalizzante per la nostra nazione in un mondo globalizzato in cui emergono quanti hanno una strategia: dalla Germania agli Stati Uniti, dalla Russia alla Cina. Quest’ultimo Paese, ad esempio, come ha ricordato con orgoglio ad un recente incontro l’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu, persegue un piano di sviluppo che si estende fino al 2049 e ha inserito nello statuto del Partito comunista cinese il progetto della Nuova Via della Seta (One Belt One Road). Mentre noi costituzionalizziamo l’austerità la Cina codifica la propria prosperità.
In un tale quadro il Rapporto Italia 2018 sprona i decisori, tutti non solo quelli politici, a ritornare all’esercizio delle loro responsabilità, cercando di rimediare al divorzio avvenuto tra “Sistema” e “Paese”. Il Sistema, inteso come il sistema delle reti e dei servizi pubblici e privati, mostra di non riuscire più a garantire sicurezza economica e prospettive per il futuro. Nel contempo il Paese, inteso come singoli cittadini, si è sentito progressivamente abbandonato da quei soggetti come le organizzazioni politiche e sindacali, i corpi intermedi e le associazioni settoriali, le quali, anziché fungere da collegamento fra Paese e Sistema, tendono a farsi loro stesse Sistema.
Ma perché vi sia un ritorno alla responsabilità, avverte l’Eurispes, occorre superare il grande totem ideologico posto al centro da Maastricht in poi, quello liberista e, aggiungerei, nella sua variante più disumana del monetarismo che costringe le istituzioni a realizzare i bilanci non sulle necessità delle persone e dello sviluppo dell’economia reale bensì sulle esigenze di maggior guadagno dei principali operatori finanziari, producendo così disuguaglianze crescenti. La ricucitura tra sistema decisionale e Paese reale, si potrebbe dire anche fra establishment e popolo, si recupera, in Italia e in Europa, mettendo al centro la Politica.
I numeri, infatti, decretano il fallimento delle politiche austeritarie: 122 milioni di cittadini europei a rischio di povertà, il 25% dei giovani comunitari condannati alla precarietà a vita. Un altro dato sintomatico degli effetti dell’austerità: chiunque ha presente lo stato di carenza di personale dei nostri pronto soccorso e dei nostri ospedali, con medici in esaurimento anagrafico con età media avanzata, ebbene, il 52% dell’intera mobilità dei medici europei, ha calcolato l’Eurispes, è costituita da medici italiani costretti a cercare lavoro all’estero, 10.000 dal 2005 al 2015 !
Ecco che allora la sfida per la politica non può essere quella di limitarsi a denunciare o addirittura esasperare le tante contraddizioni generate dall’illusione del primato dell’economia e della tecnocrazia sulle persone. L’Eurispes indica la via da seguire nella costruzione di un nuovo ordine condiviso per un’Europa intesa come vera comunità di popoli, molto più dunque di quella unione a freddo da raggiungere depotenziando sempre più i meccanismi della rappresentanza, che non scalda i cuori e impoverisce le esistenze. Ciò esige il coraggio di credere che il percorso di integrazione europea costituisca un unicum, un livello di governo regionale inedito, e capace di reggere il confronto con modelli di sviluppo di altre aree del mondo. Del tutto coerente con questo obiettivo è l’indicazione dell’Eurispes a guardare alla Costituzione italiana come al miglior sistema valoriale e orientativo di guida nei cambiamenti che attraversano la società italiana e come argine a scenari di involuzione politico-istituzionale, economica sociale, culturale che vengono alimentati dal ritiro della politica dalle proprie responsabilità.
Anche questa edizione del Rapporto Italia costituisce uno strumento di lavoro assai utile per i decisori e per tutti i cittadini desiderosi di comprendere le dinamiche che modellano la società italiana, con un respiro globale e con una spiccata proiezione al futuro. Un lavoro che non fa che confermare l’Eurispes come una eccellenza italiana della ricerca, non a caso inserito tra i primi 150 istituti di ricerca indipendenti al mondo nella speciale classifica “Global go to Think Tank Index Report”, stilata dall’Università della Pennsylvania, e presente, unico in Europa, col proprio Laboratorio Brics al 1° Forum dei Think Tank Brics svoltosi lo scorso anno a Shanghai. Proprio questa consolidata esperienza internazionale contribuisce a rendere originale il punto di vista dell’Eurispes e la sua analisi sulla condizione del nostro Paese oltre che molto documentata, ricca di spunti nuovi e illuminanti sul cambio d’epoca cui stiamo assistendo.
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