Punto a capo – una pubblicazione, una presenza, un’esperienza “popolare” (la Seconda repubblica)
Dopo circa dieci anni dalla sua nascita <Punto a capo> continuava a rilevare la necessità di “dare risposta ai problemi reali del Paese” che restavano sostanzialmente quelli di sempre: l’involuzione della democrazia, l’occupazione del potere da parte di alcuni gruppi di potere, l’estendersi del malaffare (soprattutto con il business dello smaltimento dei rifiuti), l’accentramento del potere a discapito della partecipazione e della trasparenza politica. Una seconda considerazione sul gruppo promotore: rimasto coeso e formato fondamentalmente dagli stessi personaggi, nonostante qualche piccolissima modifica e l’innesto di nuovi giovani. Alcune battaglie importanti non avevano come finalità l’affermazione delle ambizioni o l’occupazione di posti, ma il desiderio di incidere profondamente nel necessario cambiamento sia del partito che delle politiche provinciali. Terzo: la scarsità, o meglio, l’assenza di presenza femminile; pur non mancando la presenza e l’apporto delle donne, almeno ai livelli locali, e manifestando un’attenzione verso un argomento dibattuto e sempre più in evidenza in quegli anni, anche la sinistra scontava questa carenza (o difficoltà) generale a creare spazi per <l’altro genere>.
Un terzo tempo dell’opuscolo lo si ebbe con la nascita dei Popolari, a seguito della scissione del PPI eseguita da Buttiglione. I Popolari, sotto la guida di Gerardo Bianco, di Giovanni Bianchi, di Franco Marini, Russo Jervolino, Rosi Bindi, Castagnetti, Bodrato, si schierarono con l’Ulivo.
Punto a capo diventò, di fatto, il periodico di partito a livello provinciale. Qui inizia una storia nuova, se pur sempre all’interno di una visione ispirata ai valori dell’Insegnamento sociale della chiesa, ma tradotti laicamente e nel rispetto dell’autonoma responsabilità dei singoli. I promotori si sentono parte del movimento riformatore e progressista della società, senza dovere più mediare con chi apparteneva a posizioni moderate, o peggio sentirsi associati ad ambienti che erano stati coinvolti in vicende giudiziarie o addirittura di collusioni con ambienti malavitosi. <Punto a capo> testimonia questa ripartenza con un “fondo” dal titolo “Ardimentosi e umili” di Giancarlo Cattaneo (che ne sarà negli anni successivi il coordinatore, al di là degli incarichi da lui assunti e di chi ne fosse formalmente il direttore): “Il Congresso Nazionale tenutosi nei giorni 29 e 30 giugno e 1 luglio 1995 ha segnato una tappa importante per il rilancio del PPI, cancellando lo strappo provocato da Buttiglione”. Si susseguono, nei vari numeri, gli interventi e le interviste, di personalità come Bodrato, Morgando, Rosi Bindi, Giovanni Bianchi; interessanti le considerazioni di Bodrato sulle leggi elettorali (Chi ha affrontato la questione del sistema elettorale sa che non esiste una legge che risolva in modo convincente sia il problema della rappresentanza sia quello della stabilità). Sono gli anni dell’Ulivo, vissuti con convinzione e dedizione totale (Renato Balduzzi pone il problema dei rapporti equilibrati da costruire tra Comitato Ulivo e Partiti: “dalla nostra capacità di comporre armonicamente questi due strumenti dipende gran parte dell’affermazione della coalizione di centro-sinistra”).
Gli ultimi numeri si concentrano sia sulle questioni locali (il Consigliere Regionale Paolo Ferraris, presenterà il disegno di Legge “per lo sviluppo e la tutela dei territori collinari”), sulla Riforma degli Enti Locali (col contributo del Presidente ANCI Riccardo Triglia), sulla legge finanziaria (l’on. Gianfranco Morgando “Vi sono privilegi sociali e anche conquiste sindacali che devono essere rimesse in discussione prima che siano travolte dalla globalizzazione. Dobbiamo rivedere i livelli di spesa sociale per poter difendere con maggior efficacia i livelli di occupazione”), ma anche ad approfondimenti politici (Bodrato ”la sinistra ha abbandonato le antiche certezze, ed appare impegnata – nella sua componente riformista – in una battaglia di <emendamenti> al modello liberista” “Cresce il potere del mercato e dei soggetti che lo dominano, a spese della politica. E questo squilibrio ha conseguenze che dobbiamo proporci di risolvere”; Giovanni Bianchi “Il problema è quello di una risposta altra e alta alla crisi che si qualifichi per spessore morale e culturale … con l’avvertenza che non basta spolverare qualche scaffale e cambiare qualche ninnolo per dire di avere fatto le pulizie generali”.
In conclusione, Punto a capo in epoche diverse della vita nazionale e provinciale è rimasto coerente all’impegno che si era assunto. Il fatto che le tematiche e l’azione per affermare alcuni principi e modi di fare politica siano rimaste costanti, significa però che i cambiamenti registrati sono stati pochi e non sempre positivi. Dover ritornare in modo ricorrente sulle questioni della difesa della democrazie, sulla trasparenza, sulla partecipazione, sul pluralismo, sulla concretezza, sull’attenzione e il legame con il popolo, dicono della fatica costante per affermare i principi costituzionali e della convivenza civile; ma dicono anche di tante persone (anche di altre culture ed esperienze sociali e politiche) che si sono battute e continuano a battersi per un sistema di sviluppo armonico delle comunità, dei territori, dei rapporti economici e sociali.
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