Nasce il governo giallo-verde
Dopo quasi tre mesi, una crisi durata per la precisione 88 giorni – nuovo record assoluto, che speriamo non venga superato in futuro – l’Italia ha finalmente un governo. Un esecutivo basato, come è giusto che sia, su chi ha vinto le elezioni. Lega e Movimento 5 Stelle, le due forze politiche premiate dal voto degli italiani, anche se la prima grazie alla coalizione di centro-destra con Forza Italia e Fratelli d’Italia, assumono dunque la guida del Paese.
Una singolare maggioranza tra una forza, come il M5S, dichiaratamente di rottura col sistema, ed un’altra, la Lega, abile a giocare su più tavoli mostrandosi, come si diceva un tempo del Pci, al tempo stesso partito di lotta e di governo. A guidare questa maggioranza, il giurista Giuseppe Conte, affiancato da due vice premier di peso come il segretario leghista, Matteo Salvini, cui viene affidato il ministero degli Interni, e quello pentastellato, Luigi Di Maio che approda al Lavoro e allo Sviluppo economico. Agli Esteri giunge Enzo Moavero Milanesi, già ministro nei governi Monti e Letta, fautore di un europeismo, senza se e senza ma, come si conviene a chi dovrà dirigere la nostra politica internazionale. Ministro dell’Economia, il preside dell’Università di Tor Vergata, Giovanni Tria, mentre l’economista anti-euro, Paolo Savona trova spazio agli Affari europei. Il pentastellato Alfonso Bonafede, si siederà alla Giustizia, mentre il suo collega di partito, Danilo Toninelli viene collocato alle Infrastrutture, con tanti saluti, forse, alle grandi opere. Alla Lega, con Gian Marco Centinaio, viene assegnato il ministero delle Politiche Agricole, mentre Giulia Bongiorno, avvocato di fama (difese Giulio Andreotti), si occuperà di Pubblica amministrazione.
Questo, per sommi capi, la composizione del nuovo governo. In Parlamento riceverà l’astensione di Fratelli d’Italia, particolarmente preziosa al Senato dove i numeri sono scarsi, e il voto contrario di Pd. Forza Italia e Leu. In pratica, il fronte europeista bello e pronto. Alla base dell’azione del futuro governo il famoso contratto tra Lega e M5S che contiene un mucchio di cose: dalla flat tax, che tecnicamente non è più tale, essendo su due aliquote (15 per cento per i redditi sotto gli 80 mila euro e 20 per cento per quelli sopra), al reddito di cittadinanza (780 euro mensili a fronte di programmi di reinserimento sociale e produttivo), alla modifica della legge Fornero (quota 100, sommando l’età contributiva e quella anagrafica).
Un’agenda robusta, per alcuni insostenibile. Certo molto costosa, visto che alcune stime del Sole 24 Ore, parlano di una spesa complessiva di 100 miliardi, a fronte, almeno per ora, di appena 500 milioni di coperture. La quadratura dei conti sarà davvero un bel rebus che qualcuno immagina di risolvere con un condono fiscale generalizzato o, peggio, con l’aumento dell’Iva, che farebbe però lievitare i prezzi, oltre ad essere, come tutte le imposte indirette, una misura di evidente sapore antisociale. Un’altra ipotesi è che si vada, per così dire, a batter cassa in Europa, e allora meglio sarebbe metter da parte, sin da subito, qualsiasi atteggiamento che possa inutilmente irritare Bruxelles.
Molti sono dunque i dubbi, su una politica economica, che sembra fatta apposta per suscitare le più vive perplessità. Per il resto – tra sicurezza, immigrazione, scuola e sanità – staremo a vedere. L’augurio è che questa maggioranza, inedita nella sua composizione e guidata da un tecnico, appena mascherato da esponente politico, riesca nei suoi intenti e possa conseguire qualche buon risultato tra ripresa economica e crescita dell’occupazione. Di mezzo c’è il bene del Paese e a noi piacciono poco quelli che stanno in tribuna a mangiare il popcorn mentre in campo ci si batte per vincere la partita.
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