Festival della dottrina sociale: il rischio della libertà
“Il rischio della libertà” è il titolo del convegno che si è svolto a Montaldo Torinese, piccolo centro della cintura est di Torino, proponendosi un po’ come una sorta di l’anticipazione locale dell’appuntamento nazionale del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si terrà a Verona, dal 22 al 25 novembre. Promosso dal sindaco Sergio Gaiotti, un passato nella Dc e nel Ppi, l’incontro ha visto, tra gli altri, la partecipazione dell’oncologo Dario Fontana, dell’economista Daniele Ciravegna e della segretaria confederale Cisl, Giovanna Ventura.
Filo conduttore della riflessione il tema della libertà che in un’ epoca come la nostra, pervasa da un forte individualismo etico, pare illimitata. Eppure proprio i limiti rafforzano la libertà di tutti nel reciproco rispetto degli uni e degli altri, salvaguardando il nostro vivere insieme. Un esempio lo pone il rapporto tra medico e paziente. Il primo, nella sua professione si trova ad agire in base alla propria scienza e coscienza, ma anche nel rispetto di precise ed oggettive linee guida scientifiche che tutelano il malato. Il secondo è certamente libero di rifiutare una terapia ma questa scelta non può essere assoluta, poiché va anche protetta, come nel caso dei vaccini, la salute della collettività.
La libertà di ciascuno si intreccia indissolubilmente con la responsabilità verso gli altri, nel segno della solidarietà tra tutti gli esseri umani, in nome del bene comune. Questo è l’elemento fondante della Dottrina sociale della Chiesa, da non confondere con il bene totale. Che è davvero altra cosa. Il bene totale è infatti additivo, somma cioè le porzioni di benessere di ciascuna persona o gruppo sociale, cosicché può esservi un risultato finale positivo anche in caso venga ad annullarsi un singolo addendo della sommatoria. Tradotto in campo economico, questo può significare, come in effetti accade, che il Pil di una società può essere molto elevato pur in presenza di enormi sacche di povertà.
Il bene comune è invece moltiplicativo e, come insegnano le regole dell’aritmetica, per dare un esito positivo, richiede che nessun membro del prodotto sia nullo. In caso contrario, il risultato finale si azzera per tutti. Una nozione quindi che tiene conto di ogni persona e di ogni gruppo sociale, poiché il bene, per essere davvero comune, dipende dal benessere di tutti.
La Dottrina sociale è portatrice di una concezione che pone al centro la persona umana e misura la validità di qualsiasi sistema politico, economico o sociale con lo spazio che vi viene realmente dato all’uomo. Fine ultimo è lo sviluppo integrale della persona, nel segno di un vero umanesimo, dove il “buono” prevale sull’ ”utile”. Totale antitesi quindi con la filosofia del liberismo economico che, ponendo l’accento sulla sola utilità, riduce l’essere umano a semplice fattore produttivo.
Al mercato e all’economia è necessario dare un’etica amica della persona, finalizzata al suo benessere. E qui emerge il compito della politica che, come diceva Aldo Moro, non è chiamata ad erigere muri, scorciatoia sin troppo facile che fa leva sulla paura dell’altro, ma a costruire una prospettiva in cui tutti possano riconoscersi, facendo sul destino umano che ci accomuna.
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