Dc, adesso si cominci davvero.
Va dato atto agli amici della neonata Democrazia Cristiana di aver rimesso in circolo, con coraggio e determinazione, un percorso giuridico e politico finalizzato al recupero di un glorioso simbolo e di altrettanta gloriosa, e per nulla fuori tempo, sigla partitica. Certo, i tempi sono radicalmente cambiati e sarebbe ridicolo, nonché ingenuo, pensare di riportare indietro le lancette della storia senza colpo ferire. Ma, come tutti sanno compresi gli amici della neonata Dc, c’è la necessità da un lato di recuperare un patrimonio storico, politico e culturale che non può essere qualunquisticamente archiviato e storicizzato e, dall’altro, c’è l’esigenza di evitare un ripetuto uso maldestro di questo simbolo e di questa sigla. E questo, del resto, e’ il punto politico decisivo a cui va data una risposta politica e non personale o di gruppo o di corrente. Ovvero, la neonata Democrazia Cristiana – in attesa di un oggettivo rafforzamento organizzativo e di un affinamento politico e culturale – pensa già di svendere il simbolo al primo offerente? E ciò prima ancora di decollare come soggetto politico? Se così fosse, sarebbe del tutto inutile continuare anche solo questo articolo perché l’avventura nascerebbe già monca, e pertanto politicamente insignificante. Ecco perché, allora, e’ consigliabile – almeno a mio parere – piantare tre paletti che possono essere utili per orientare questa formazione politica in vista dei prossimi appuntamenti politici ed elettorali.
Innanzitutto, e soprattutto dopo il profondo cambiamento della geografia politica italiana, e’ sempre più indispensabile promuovere una formazione politica che sia in grado di ricomporre il vasto e articolato mondo del cattolicesimo politico italiano. Oggi colpevolmente frammentato, disperso, diviso e politicamente insignificante. Senza questa azione di ricomposizione – a cui Rete Bianca, ad esempio, sta lavorando da mesi – qualunque tentativo di rilanciare la tradizione del cattolicesimo politico italiano italiano e’ destinato a frantumarsi contro gli scogli dei partiti personali e dei cartelli elettorali attualmente esistenti. E la Dc, dal suo punto di vista, deve raccogliere sino in fondo questa sfida e impegnarsi per centrare questo obiettivo. E quindi un partito plurale, laico, riformista, di ispirazione cristiano-popolare ma soprattutto autonomo.
In secondo luogo, rimuovere la perfida domanda del “con chi stai”. Se la priorità, prima ancora di aver dispiegato compiutamente il proprio progetto progetto politico, e’ quello di dichiarare a quale dei due schieramenti si vuole aderire, si avallerebbero i sospetti di chicchessia sulla fretta di collocare questo simbolo in un campo per una logica di convenienza del tutto avulsa da qualsiasi riflessione politica. E’ del tutto legittimo che ex democristiani siano accasati da svariati anni a destra o a sinistra. Ed è altrettanto legittimo che all’interno di quei rispettivi contenitori svolgano un ruolo puramente ornamentale e del tutto ininfluente, avendo come unico obiettivo quello di vedersi rinnovare la propria candidatura blindata ad ogni tornata elettorale. Non ci stupiamo per questa prassi vecchia, antica ma sempre attuale. La priorità di questa nuova formazione politica però, almeno a mio parere, dovrebbe essere quella di riaffermare la propria autonomia politica ed organizzativa, cercando di ricomporre il più possibile la frastagliata area popolare, cattolico democratica e democratico Cristiana italiana e poi, in un secondo momento, costruire una cultura delle alleanze coerente e rispettosa dei propri principali e valori di riferimento. Ma non anteporre l’alleanza alla propria personalità politica.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, dopo aver compiuto questo lungo e travagliato percorso giuridico e politico, si tratta adesso di uscire dalla propria autoreferenzialita’ e di recuperare una preziosa ed insostituibile ricetta della miglior tradizione democratico cristiana. E cioè, affinare il pensiero, non disperdere la memoria storica e ricostruire una cultura politica che sono e restano tasselli cruciali per ridar vita ad un progetto oggi quantomai necessario ed indispensabile: e cioè, ad una nuova formazione politica di ispirazione cristiano popolare. A cominciare, per non essere astratti o marziani, dalla ormai prossima consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo che assume una importanza, come tutti sappiamo, storica e politica decisiva. Una esigenza, questa, non prorogabile. Altroché il dibattito ridicolo, e lo scontro altrettanto singolare, se fare la stampella di Berlusconi o dell’ex comunista Zingaretti.
Ecco perché sono convinto che non possiamo disperdere il confronto sul futuro dei cattolici in politica lungo sentieri di incomprensione e di sospetti reciproci. Tutti sappiamo qual è la vera priorità: ritornare in campo e ritornarci uniti. Tutto il resto, come si suol dire, e’ del tutto indifferente e marginale. Nonché politicamente inutile.
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