Cesare Battisti catturato in Bolivia, presto in Italia

E’ una gran bella notizia la fine della lunga latitanza del terrorista Cesare Battisti, arrestato in Bolivia, dove era scappato nei giorni scorsi dal Brasile, nel timore che il nuovo presidente carioca, Jair Bolsonaro, avviasse le procedure per l’estradizione in Italia. Con la sua cattura si pone termine ad una vicenda surreale che ha visto un criminale condannato all’ergastolo dalla nostra giustizia, riuscire sempre a farla franca grazie alla rete di complicità di tutto quell’universo che ruota attorno all’ultrasinistra. Battisti, militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), una delle più feroci organizzazioni che imperversavano in Italia negli anni di piombo, ha assassinato, tra il 1978 e il 1979 ben quattro persone: il maresciallo degli agenti di custodia Andrea Santoro; il gioielliere Pierluigi Torregiani, ferendo gravemente il figlio Alberto, appena 17enne e da allora paralizzato, il macellaio Lino Sabbadin e l’agente di polizia Andrea Campagna. Siamo cioè di fronte ad un pluriomicida, che ha ucciso i due commercianti nel corso di due rapine, e i due agenti per vendetta contro le forze dell’ordine. Al folle dato ideologico si associa lo sprezzo per le vittime della più tipica criminalità comune.

Adesso finalmente si chiude una pagina davvero amara per il nostro Paese. Una lunga attesa di giustizia che troverà il suo compimento nei prossimi giorni con l’arrivo in Italia di Battisti, pronto poi per essere spedito, fino alla fine dei suoi giorni, nelle patrie galere. Dall’Italia era sfuggito nel 1981, trovando rifugio e protezione in Francia che in quegli anni ospitava non pochi terroristi fuoriusciti dal nostro Paese. Negli anni Ottanta, Parigi offriva protezione a molti terroristi italiani, scambiandoli per intellettuali in fuga da un regime totalitario, da trattare quindi come dei rifugiati politici. La riproposizione, insomma, in chiave farsesca, di quanto accadeva negli anni Trenta quando dall’Italia fuggivano in direzione francese molti antifascisti. Solo che quei fuoriusciti, come Sandro Pertini o i fratelli Rosselli, erano autentiche vittime di una dittatura; mentre mezzo secolo dopo solo un’enorme dose di disinformazione, e forse un po’ di malafede, poteva far credere che gente come Battisti fosse perseguitata dalla giustizia di uno Stato democratico come quello italiano.

Quando le autorità francesi presero finalmente atto dell’incredibile abbaglio e si dissero pronte a consegnare il terrorista, questi era già fuggito in Brasile dove è riuscito a rimanere libero sino ad oggi. Dobbiamo dir grazie a Bolsonaro, la cui elezione ha fatto storcere il naso a molti progressisti, se oggi, finalmente la giustizia italiana potrà mettere le mani su Battisti. Il neo presidente infatti, sconfessando la dottrina Lula con cui il Brasile continuava a proteggere il terrorista, sin dal momento della sua elezione aveva promesso che vi sarebbe stata l’estradizione.

Quando Battisti tornerà nel nostro Paese e sarà avviato in una prigione a scontare la pena, allora giustizia sarà veramente fatta. In questo momento rivolgiamo il nostro pensiero alle famiglie Santoro, Torregiani, Sabbadin e Campagna che hanno perso i loro cari. Dopo che per decenni si sono sentite beffate da questo losco figuro che continuava la propria vita in piena libertà come se niente fosse, oggi possono forse tirare un sospiro di sollievo. Che è anche quello di tutti noi.

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