Ai Liberi e Forti del terzo millennio
Il centenario dell’Appello ai Liberi e Forti cade in una fase storica nella quale si manifesta una duplice necessità: quella di ricercare idee nuove per uscire da una profonda crisi nella quale è caduto il sistema politico, istituzionale economico sia in ambito nazionale che in quello internazionale, e la necessità per tanti cattolici di mettersi in gioco, laicamente, autonomamente per rispondere a questa crisi come seppero fare i fondatori del Partito Popolare Italiano nel loro tempo.
Un secolo fa vi erano le profonde ferite da sanare dell’ ”inutile strage” della guerra mondiale e i nodi non risolti del passaggio del vecchio stato liberale a una democrazia che andava strutturandosi su partiti di massa. Un secolo dopo invece le devastazioni, economiche e sociali, con conseguente perdita di credibilità delle istituzioni e dei corpi sociali, derivano, in ultima analisi da un vertiginoso aumento della disuguaglianza prodotto da politiche economiche e monetarie intrinsecamente sbagliate.
Se si vuole rendere feconda l’eredità di don Luigi Sturzo, i cattolici insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà, devono cimentarsi nell’elaborazione di un nuovo progetto politico che non veda più nel denaro, bensì nella persona umana, il suo centro.
Occorre invertire la rotta. I modi per farlo ci sono, bisogna solo prendere un po’ più di coraggio. Criticare l’austerità si può e si deve, lo ha fatto persino il presidente della Commissione Europea Juncker, talmente risultano insostenibili le politiche economiche deflattive che in questo primo ventennio di secolo hanno sparso impoverimento sociale e stagnazione economica in tutt’Europa. Dalla Rerum Novarum e da Sturzo i cattolici hanno assimilato il concetto della centralità della persona nei confronti dello Stato. La Dottrina Sociale della Chiesa non ha mai cessato di ribadire il primato della persona sull’economia. Come ci ricorda Papa Francesco, “il denaro deve servire e non governare”. Da questo discende una visione delle istituzioni, nazionali e internazionali, e delle autonomie locali capace di rappresentare il popolo e di servire la causa dello sviluppo e della solidarietà, nel senso dei principi sanciti dalla Costituzione.
Una nuova stagione di impegno dei cattolici in politica, che intenda recepire lo spirito dell’Appello ai Liberi e Forti, deve porsi come antidoto concreto alle spinte disgregatrici prodotte dal dilagare della protesta fra i ceti medi e popolari, operando per un cambiamento di verso alle politiche economiche e monetarie, che devono divenire espansive, consentendo, nel contempo, un massiccio piano di investimento per il lavoro, lo sviluppo la ricerca e l’innovazione, maggiori risorse per il welfare e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, e una avvertibile riduzione della pressione fiscale a partire dai ceti meno abbienti, da quella classe media dalla cui coesione dipende la buona salute, e la tenuta, della democrazia. Serve un piano articolato per far ripartire la domanda interna. Servono politiche anticicliche per affrontare nel migliore dei modi il rallentamento dell’economia globale che si prospetta nel 2019. Serve, ai Liberi e Forti del terzo millennio, di dar prova di competenza, abnegazione, autonomia culturale e politica (anche quando confligge con il politicamente corretto), per contribuire a definire una nuova agenda politica costruita non più sulla pretesa dei già ultraricchi di divenirlo ancor di più, ma sulla affermazione della sostenibilità del vivere di tutti.
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