Cattolici all’opposizione
Il Cardinal Bassetti ha parlato di nuovo protagonismo dei cattolici, il Cardinal Poletto ha invitato a svegliarsi e mettersi in cammino. Papa Francesco come Papa Benedetto hanno fatto più volte appello ad una nuova generazione di politici cattolici. Normalmente, a questo punto, inizierebbe il coro di coloro che farebbero dotte disquisizioni sulla laicità dimenticando che i pastori sono chiamati a camminare insieme ai laici per sostenerne le vocazioni, anche quella all’impegno politico, aiutandoli a trovare sintesi e coraggio attorno alla comune visione sociale cristiana, altrimenti lo stesso invito che si fa loro a svariati convegni (e la presenza è fondamentale), vedasi questo importantissimo anno del centenario dell’appello di don Sturzo ai “liberi e forti”, perderebbe di significato e si ridurrebbe solo o a convegnistica autoreferenziale e commemorativa del bel passato che fu o a tentativi di giustificare la presenza di qualche rimanenza di datata classe dirigente che cerca di esistere agli occhi del mondo cattolico. Va subito detto, inoltre, che in quest’ultimo caso l’azione avrebbe una premessa sbagliata vale a dire considerare il mondo cattolico come mondo attualmente unito in un comune sentire sociale e dunque elettorale da rappresentare e non considerarlo conquistato, visto i sondaggi sulle intenzioni di voto, dai plurimi populismi che oggi sconquassano il sistema politico e sociale italiano ed europeo. Questo errore è legato ad una cronica incapacità di analisi delle conseguenze di un venticinquennio devastante che ha disintegrato la rappresentanza cristianamente ispirata e attualmente ha, come conseguenza, un’ assenza di domanda di presenza tutta da ricostruire ritornando ad animare con coraggio e visibilità le nostre comunità senza pensare che la conquista (o l’andare a mendicare) furba di qualche posizione possa rappresentare una scorciatoia da parte di chi di fatto non rappresenta più niente. Per riprendere il pensiero di Moro i palazzi vengono di conseguenza, non come premessa! Le formule e le operazioni tentate prima delle elezioni del 4 marzo sono fallite (al netto delle posizioni interessate legate a piccole visioni personali di ricerca di padrini politici qua e là e di collocamento), dalla formula dell’unità nel pluralismo, alle liste elettorali messe su alla bell’è meglio agganciate a destra e sinistra. Oggi il problema sta nel fatto che è cambiato il campo da gioco, che urge mettersi all’opposizione di ciò che c’è che vuol dire uscire dagli schemi del bipolarismo fallito per ritrovare identità forti capaci di proposta e di duellare con i populismi ed i radicalismi che a livello sovranazionale ritroviamo nelle posizioni, totalmente estranee alla originale tradizione politica dei cattolici, di Soros e Bannon che tendono ad “americanizzare” il pensiero politico italiano ed europeo non trovando quel grande argine ideale che in passato era rappresentato dalla cultura politica popolare e democratico cristiana. E’ possibile mettersi all’opposizione pensando di legare una visione politica ai posti da cercare di incassare subito? Sembra di no anche se la cacofonia di piccole proposte, ciascuna divergente, organizzativiste, al proprio interno variegate, reciprocamente diffidenti, ancora legate alla spaccatura tra “cattolici del sociale” e “cattolici della morale”, che si stanno agitando in questi mesi farebbe pensare che la lezione del 4 marzo non sia stata capita e dovrà essercene un’altra ancora più dura a fine maggio alle elezioni regionali ed europee. Serve un po’ di sana utopia per guardare al futuro e, a questo punto, trovarsi pronti a raccogliere i cocci dopo il passaggio elettorale, con pazienza e soprattutto, dopo sana parresia, con ritrovata amicizia perché i cattolici, spogliati dalla nostalgia del passato e conquistati da quella per una cultura di sintesi popolare e democratico cristiana devono prepararsi ad una buona battaglia per ricucire il filo tra generazioni e, grazie all’energia dei giovani, dare del filo da torcere ai populisti ed ai radicali che ingannano il popolo e si fanno fautori di battaglie contro l’uomo. In ultimo diventa necessario anche attendere la parresia da parte delle associazioni laicali, i grandi movimenti, che, dopo aver trasformato le battaglie contro il collateralismo in poco sotterranee adesioni allo schema della frattura, devono ritrovare anche loro la strada dell’amicizia per riconquistare un mondo senza più tanti manifesti, appelli o richiami ad un “unanimismo di parte”.
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